Cultura e Storia

Cenni storici

Le prime traccie del comune di Fondra e Trabuchello si trovano negli statuti di Bergamo del 1331.

Nel 1595 si divise dando origine ai comuni di Carona, Branzi e Fondra da cui, nel 1639, si staccò Trabuchello diventando comune autonomo. L’attuale comune di Isola di Fondra venne istituito nel 1927 dall’unione dei comuni di Fondra e Trabuchello.

L’Alta Valle era abitata fin dall’alto medioevo, infatti durante i lavori di restauro della chiesa parrocchiale di Trabuchello (nel 1999) sono state ritrovate una necropoli altomedioevale e una fortificazione civile di epoca tardo romana.

Il toponimo di Fondra deriva dal latino fundere che indica l’attività di estrazione mineraria di ferro, pirite, rame e piombo. Con il passare del tempo si sviluppò anche la lavorazione delle suddette materie prime, con fonderie e fucine per la produzione di chiodi.

Nel corso del XVI secolo i comuni di Fondra e Trabuchello entrarono a far parte della Repubblica di Venezia. Successivamente furono inseriti nel distretto amministrativo della Valle Brembana Oltre la Goggia, comprendente tutti i comuni dell’alta valle.

Con l’arrivo della dominazione austriaca, il territorio fu soggetto a forti dazi e tasse che colpirono le esportazioni e decretarono la fine del settore metallurgico.

Dall’unità d’Italia non si verificarono episodi di rilievo, la popolazione continuò a vivere grazie alla coltivazione della terra e all’allevamento di animali.

Chiese

Chiesa di Fondra di S. Lorenzo

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La chiesa di Fondra, dedicata a San Lorenzo, dipendeva inizialmente dalla pieve di Dossena e poi da quella di San Martino oltre la Goggia. Tale passaggio risale probabilmente al 1498, quando il vicario generale di Bergamo decretò il distacco della chiesa di Piazza Brembana da Dossena. La più antica memoria dell’edificio religioso risale alla scrittura di locazione perpetua datata 8 marzo 1257, avvenuta tra il vescovo di Bergamo Fra Algisio e alcune persone di Fondra. Divenuta parrocchiale, venne consacrata dal vescovo diocesano Monsignor Francesco Aregazzi ai primi di luglio del 1432, fissandone l’anniversario l’undici agosto. Dopo essere stata ampliata, fu benedetta nuovamente il 7 luglio 1737 da Monsignor Alessandro Redetti Vescovo di Bergamo. L’edificio presenta un alto portico semipoligonale, con struttura in legno, che lo circonda su due lati. Un tempo il portico era costituito da grandi archi aperti a tutto sesto verso l’esterno. L’ interno ha un’unica navata a pianta rettangolare, divisa in tre campate da lesene su cui corrono la trabeazione e il cornicione che sorreggono la volta ad arco ribassato. Nella prima campata a sinistra è collocato il Fonte Battesimale e a destra è posto un confessionale. Nella seconda campata è posizionato a sinistra l’ingresso laterale infine nella terza campata sono presenti due altari: quello di sinistra è intitolato alla Madonna e ai Santi, quello di destra all’Annunciazione. Il presbiterio è più stretto rispetto alla navata, è rialzato di tre gradini, presenta pianta rettangolare ed è coperto da volta a botte ribassata. Il coro è a pianta rettangolare e coperto da volta a vela raccordata a quella del presbiterio. All’interno sono custoditi diversi capolavori tra i quali un dipinto del 1541, raffigurante l’ Annunciazione, dell’artista emiliano Benvenuto Tisi detto il Garofalo. Probabilmente si tratta della donazione di un ex parrocchiano, residente a Venezia, che volle omaggiare il proprio paese con un’ opera di grande valore. Tale dipinto è stilisticamente diverso rispetto a quelli tipici delle scuole lombarde, dove prevalgono i tratti del realismo, come nel Ceresa. In esso emerge un’ideale dimensione aulica, in cui la Madonna appare come una dolcissima nobildonna e lo scorcio paesaggistico quale luogo idilliaco. Si noti il raffinato cesto da lavoro in basso a sinistra, dove i tratti della stoffa e dell’intreccio sono disegnati con eccezionale precisione. Come avveniva per molte opere di pittura sino al Cinquecento, in origine il dipinto era su tavola, poi trasportato su tela da Giuseppe Fumagalli nel 1868. Le raffigurazioni dei Santi e il culto della Vergine Maria in tutte le sue varianti simboleggiano la riscossa della Chiesa Cattolica contro la riforma protestante. Alcuni Santi sono maggiormente presenti, come San Rocco e San Sebastiano, spesso ritratti insieme quali protettori dalla peste. La parrocchiale conserva inoltre la pala d’altare di Carlo Ceresa datata 1636, con Madonna e Gesù Bambino con San Sebastiano, San Rocco, San Carlo Borromeo e San Nicola da Tolentino. Da menzionare una preziosa ancona dorata databile 1545, intagliata a due ordini sovrapposti contenente le sei statue di San Rocco, San Lorenzo, San Sebastiano, Santa Margherita, Madonna con Gesù bambino e Santa Caterina da Siena. Infine notevole è un coro ligneo in noce della scuola dei Caniana, rifatto parzialmente e ampliato nel 1903 e nel 1908 da Giulio Masnada, detto Fra’ Topolino.

 

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Chiesa di Trabuchello S. Margherita d’Antiochia

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Una lapide menziona l’esistenza di una chiesetta già nel 1481 e il suo successivo distacco da quella di San Lorenzo di Fondra nel 1610. Nel tempo la struttura ha subito un ampliamento che ne ha mutato persino l’asse direzionale. L’edificio, preceduto da un piccolo sagrato, presenta in facciata un ampio pronao con quattro colonne, poggianti su alto basamento, che sorreggono la trabeazione e il timpano curvo. Sopra di esso sono collocate: al centro la statua di Santa Margherita di Antioca a sinistra quella di San Paolo e a destra di San Pietro. La facciata è divisa in due ordini: l’ inferiore è caratterizzato da due lesene che sorreggono la trabeazione e il cornicione mentre il superiore è scandito da quattro lesene, complete di capitelli, che sorreggono una trabeazione spezzata. Nel settore centrale superiore, è collocata una finestra sagomata chiusa. Un terzo ordine, limitato alla parte centrale, ospita una cartiglia. Internamente si presenta a unica navata di pianta rettangolare, divisa in tre campate da lesene portanti la trabeazione e il cornicione riccamente decorati; All’interno, sopra l’ingresso principale, dominano la cantoria in legno della fine del XIX sec. e l’organo della ditta Bossi Adeodato, commissionato dalla fabbriceria nel 1880. Nella prima campata, dove prima era collocato anche il Fonte Battesimale, è posto a sinistra l’affresco raffigurante Il battesimo di Gesù. A destra, entro l’antica abside della primitiva chiesa con affreschi del Sibella datati 1897, si trova l’altare dedicato alla Madonna. La navata e le pareti che precedentemente apparivano tinteggiate di verde con decorazioni dorate, durante i lavori di restauro, hanno riacquistato gli originari colori blu e rosso. Sulla volta a botte si trovano gli affreschi del Manini, realizzati nel 1948, raffiguranti:Gesù predica alla folla, La Cacciata degli angeli ribelli dal paradiso e Santa Margherita in gloria. Nella seconda campata a sinistra è posto l’ingresso laterale mentre a destra quello alla sagrestia. Successivamente nella terza campata si trovano: a sinistra l’altare in marmo dedicato alla Madonna del Rosario a destra quello all’Angelo Custode. Il presbiterio è rialzato di due gradini, ha pianta rettangolare, è coperto da volta a botte e custodisce la pala d’altare attribuita a Giuseppe Ceresa: Santa Margherita in gloria con i Santi. Ad abbellimento dell’altare si ammira un coro in legno di noce del XVIII sec. Durante i lavori di consolidamento statico è stata scoperta una piccola necropoli, contenente sei tombe datate VII-VIII sec. d. C.. Al centro della chiesa è stata ritrovata anche una struttura muraria a pianta rettangolare, probabile edificio civile oppure torre di guardia, collocabile tra il tardo antico e l’alto Medioevo. Secondo lo studio antropologico e paleopatologico effettuato dalla Dott.ssa Cristina Cuni, i resti di scheletri umani riportati alla luce attestano un’ ibridazione tra soggetti nordici o Longobardi e alpini tipici delle nostre popolazioni autoctone. Nonostante agricoltura e pastorizia contribuissero a un equilibrio alimentare che favoriva la longevità degli abitanti, negli individui di sesso maschile emergono forme d’artrosi, dovute a fattori di tipo meccanico, usuali soprattutto nei muratori e nei boscaioli dediti ad attività particolarmente faticose.

Chiesa di Foppa S. Agata e Giovanni Nepomuceno

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La chiesa primitiva risale al XVI sec., sorge sulla piccola piazza della frazione Foppa e nel 1630, a causa della peste fu utilizzata come parrocchiale. L’edificio è orientato con l’abside a ovest, l’ingresso con portale sua mostra del XVII sec. si trova al centro della facciata. Questa, delimitata da quattro lesene, è affiancata da due finestre dotate di contorno in legno e inferriate. Nel timpano è affrescato l’acronimo D.O.M..

Internamente si presenta a navata unica, a pianta rettangolare con pavimento in cotto; una leggera strozzatura e un gradino delimitano il presbiterio mentre un’apertura sul lato sinistro immette nel piccolo locale della sagrestia.

Un dipinto olio su tela, di ambito bergamasco e rappresentante la Madonna con Gesù Bambino, San Giovanni Nepomuceno, San Filippo, San Luigi Gonzaga e Santa Agata, è collocato sulla parete di fondo della navata. Sempre nell’abside si può ammirare un singolare crocifisso in legno intagliato.

Chiesa Pusdosso di Santi Valentino e Pantaleone

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La chiesa è citata per la prima volta nel 1712 dal vescovo Priuli e nel 1780 dal vescovo Dolfin, che durante le loro visite pastorali, la elencano tra gli oratori sussidiari.

La facciata presenta l’ingresso al centro, con contorno in pietra, fiancheggiato da due finestre dotate anch’esse di rivestimento in pietra e di inferriate. Nella parte superiore sono affrescati, rispettivamente speculari a una finestra, San Pantaleone con l’emblema della palma e San Valentino con gli attributi del vescovo: mitra e bastone pastorale.

La copertura a due falde conclude l’architettura dell’edificio a pianta rettangolare. Internamente la chiesetta si presenta a navata unica, coperta da volta a botte. L’altare maggiore, posto sulla parete di fondo, è in muratura, dotato di predella in legno e alzate intarsiate. Al centro è collocato il tabernacolo ligneo, ricco di intagli con cariatidi dipinte e dorate. Un’ apertura a destra immette nella piccola sagrestia. Appartenente all’ambito bergamasco è il dipinto, olio su tela, databile alla metà del XVII sec., raffigurante Madonna con Gesù Bambino, Sant’Antonio da Padova, San Pantaleone, San Valentino e l’Angelo Custode.

L’oratorio, orientato con l’abside a ovest,è situato nella frazione di Forcella e presenta un tetto a due falde con manto di copertura in lastre di ardesia locale. Il fronte principale intonacato ha l’ingresso affiancato da due finestre complete di inferriata. Sopra la porta è affrescato San Grato vescovo, con le insegne episcopali, considerato un santo taumaturgo protettore dei raccolti dalle tempeste e dalla grandine. Internamente la navata è unica e il pavimento in cotto. Un gradino delimita il presbiterio, illuminato da una finestra posta a sud mentre sulla parete laterale di destra è appeso un ex voto dipinto, intitolato La Madonna concede la grazia, olio su tavola e datato 1836.

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Chiesa Forcella di S. Antonio

L’oratorio, orientato con l’abside a ovest,è situato nella frazione di Forcella e presenta un tetto a due falde con manto di copertura in lastre di ardesia locale. Il fronte principale intonacato ha l’ingresso affiancato da due finestre complete di inferriata. Sopra la porta è affrescato San Grato vescovo, con le insegne episcopali, considerato un santo taumaturgo protettore dei raccolti dalle tempeste e dalla grandine. Internamente la navata è unica e il pavimento in cotto. Un gradino delimita il presbiterio, illuminato da una finestra posta a sud mentre sulla parete laterale di destra è appeso un ex voto dipinto, intitolato La Madonna concede la grazia, olio su tavola e datato 1836.

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Chiesa Via Piana S. Francesco

La chiesetta, situata nella frazione denominata Via Piana, è orientata con l’abside a nord e ha l’ingresso, al centro della facciata, affiancato da due finestre dotate di inferriata. Sopra il portone è posizionata una finestra a semicerchio che contribuisce a illuminare l’unica navata con pareti dipinte e un cornicione in stucco su cui poggia una volta a botte. Il presbiterio, più stretto dell’aula, è rialzato di un gradino. Al centro di esso è collocato un dipinto, olio su tela, raffigurante San Francesco con la classica iconografia: stimmate e saio con cingolo. Al di sopra dell’opera è affrescato l’occhio di Dio, simbolo di protezione della Provvidenza mentre sulla parete di destra, è presente San Cirillo, difensore della natura divina di Maria.

Chiesa di Isola Beata Vergine Immacolata di Lourdes

Questa chiesa fu voluta dal sacerdote Don Giuseppe Vavassori perché servisse nel periodo invernale, quando sulla parrocchiale di Santa Margherita incombeva il pericolo delle valanghe. Si veniva a questa determinazione per il fatto che, nei momenti di emergenza, la Santa messa e le funzioni dovevano essere svolte o nella casa comunale o in case private. In questa chiesetta si celebravano due solennità annuali: l’ 8 dicembre, Festa dell’Immacolata e l’ 11 febbraio, giorno dell’Apparizione della Madonna a Lourdes.”

Dal Chronicon di Don Mosè Giovanelli, 1944

La chiesa, edificata nel 1916 nella piccola contrada di Isola, è orientata con l’abside a est. Presenta il fronte principale delimitato da due lesene sormontate da un cornicione che segue le falde del tetto a due spioventi. Il portale e il rosone in pietra artificiale sagomata sono in stile gotico lombardo. L’interno ha un’unica navata, illuminata da due finestre, ad arco a sesto acuto, poste sulle pareti nord e sud. Nel presbiterio appare maestosa la grotta di Lourdes in ceppo con il gruppo statuario in gesso della Vergine e di Bernadette, quale sfondo all’altare, di ambito lombardo, datato tra il XIX-XX sec., in marmo bianco, venato, rosso di Verona e verde delle Alpi.